Non è scorretto affermare che in Germania all’inizio del Novecento gli ebrei erano, per quanto minoranza, bene integrati, avendo fatto propri la lingua, la cultura, l’educazione e lo stile di vita dei tedeschi. Gli ebrei tedeschi contribuirono notevolmente alla scienza, alla letteratura, alle arti e all’educazione e alcuni di essi furono insigniti dal premio Nobel – primo fra tutti Albert Einstein – e avevano dimostrato la loro lealtà di cittadini anche nei momenti di difficoltà economica della Germania.
Già nel Mein Kampf (1925) e in tanti suoi altri scritti e discorsi, Adolph Hitler teorizzava la gerarchia razziale, l’egemonia «ariana» e l’annientamento degli ebrei portatori di tare ereditarie che avrebbero inficiato il diritto degli ariani all’egemonia. E, conquistato il potere (con regolari e libere elezioni) nel 1933, iniziò la creazione di un nuovo ordine sociopolitico, privando progressivamente gli ebrei dei loro diritti civili ed economici.
Nel settembre del 1935, le leggi razziali approvate a Norimberga stabilirono che «la purezza del sangue tedesco è indispensabile per l’esistenza del popolo tedesco. Il cittadino del Reich è solo colui che ha sangue tedesco o sangue da esso derivato».
Da lì in poi fu una terribile escalation che culminò nella cosiddetta “Soluzione finale”, cioè l’annientamento sistematico di tutti gli ebrei.
FONTI:
- https://encyclopedia.ushmm.org/content/it/article/german-jews-during-the-holocaust
- http://anpi-lissone.over-blog.com/article-la-persecuzione-degli-ebrei-dalla-germania-ai-paesi-europei-sotto-l-occupazione-nazista-88599499.html
- https://www.tesionline.it/appunti/l-et%C3%A0-contemporanea/l-inizio-della-persecuzione-degli-ebrei-/706/34