«Purtroppo il giorno 16 ottobre furono deportati mia zia Ida,con i miei tre cuginetti… in 4 persone facevano 30 anni…io insieme a mio fratello e mio cugino ci rifugiammo nel Nobile di Mondragone…avevamo documenti e cognome di Sbardella…»
La testimonianza di Graziano Sonnino ci racconta che una porta aperta, un rifugio, un nascondiglio per sfuggire alla morte fu dato spesso da istituti religiosi, conventi e chiese Cristiane.
Questi diedero riparo e nascosero tanti ebrei, camuffandoli addirittura da cristiani: gli insegnarono preghiere, li vestivano da sacerdoti.
Questo appoggio fu rafforzato dal Papa Pio XII, figura da molti ritenuta controversa, che comunque nel 1943 tramite il Vicariato di Stato attestò l’extraterritorialità di ogni chiesa come luogo sacro e quindi invalicabile.
Gli uomini di Chiesa non erano certo gli unici a difendere la vita degli ebrei, in tanti, tantissimi muniti di un enorme volontà e coraggio, mettevano a rischio anche la propria vita pur di salvare qualche malcapitato.
Molteplici sono gli esempi:
- La Danimarca occupata dai Tedeschi fu teatro della più famosa e completa operazione di salvataggio nell’Europa controllata dall’Asse. La Polizia Segreta tedesca aveva pianificato di approfittare della legge marziale per deportare tutti gli ebrei danesi, ma la Resistenza organizzò una grande operazione di salvataggio per trasferirli al sicuro nella neutrale Svezia (circa 7.200 dei 7.800 Ebrei).
- Nel cosiddetto Governatorato Generale (la Polonia occupata dai Tedeschi) svariati cittadini polacchi diedero sostegno agli ebrei. Per esempio, Zegota (nome in codice del “Consiglio per l’Aiuto agli Ebrei” o Rada Pomocy Zydom), un’organizzazione clandestina polacca che cercava soprattutto di fornire beni di prima necessità agli ebrei, attuò diverse operazioni di supporto e salvataggio.
- Ma, mentre i membri dell’Esercito Nazionale Polacco (Armia Krajowa – AK) e le forze comuniste dell’Esercito Popolare Polacco (Armia Ludowa – AL) diedero aiuto ai combattenti ebrei durante la rivolta del ghetto di Varsavia – attaccando le posizioni tedesche, il movimento clandestino polacco si limitò a fornire poche armi e una piccola quantità di rifornimenti. In ogni caso, dall’inizio delle deportazioni dal ghetto di Varsavia verso il centro di sterminio di Treblinka, almeno 20.000 ebrei vissero nascosti intorno Varsavia.
- In Francia, la popolazione protestante del paesino di Le Chambon-sur-Lignon nascose tra i 3.000 e i 5.000 rifugiati. Qui, in Belgio e in Italia, le reti clandestine organizzate dalle comunità cristiane salvarono migliaia di persone.
- A Budapest (occupata dai Tedeschi) – il diplomatico svedese Raoul Wallenberg (che era anche un agente del Comitato Statunitense per l’aiuto ai Rifugiati di Guerra), il diplomatico Carl Lutz e l’italiano Giorgio Perlasca (che si finse un diplomatico spagnolo), fornirono agli ebrei decine di migliaia di cosiddetti “certificati di protezione”, o lasciapassare.
- A Cracovia, Schindler assunse più di mille lavoratori ebrei nella fabbrica diventata celebre grazie al film di Steven Spielberg, impedendo di fatto la loro deportazione ad Auschwitz.
Sia che abbiano salvato mille persone o una sola, coloro che andarono in soccorso degli ebrei durante l’Olocausto dimostrarono tanto coraggio tra l’altro, anche in situazioni estreme.
“Chi salva una vita salva il mondo intero” (Talmud, testo sacro dell’ebraismo).
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