Alan Turing e la macchina del fango

Eliza Clayton, la mia governante, mi trovò compostamente disteso sul letto, martedì 8 giugno del 1954 a Cambridge. Morto. Certo, come inizio di una storia non è il massimo, lo so. Ma è la mia storia. E tanto valeva iniziare dalla fine.

Il coroner disse che era un suicidio “attuato in un momento di squilibrio mentale”. Il genio. Chissà come avrà fatto a capire che era un suicidio. Forse dalla schiuma attorno alla mia bocca? Dal recipiente contenente cianuro di potassio? Dalla mela morsicata sul comodino?

Comunque. Suicidio “attuato in un momento di squilibrio mentale”, scrisse. Può essere. Gli ultimi due anni erano stati per me un inferno, cominciato durante l’interrogatorio per un furto subito in casa. Fu lì che dissi alla polizia di essere omosessuale. Apriti cielo.

31/03/1952 – “Nelle mie azioni non c’era niente di male”. Lo dissi chiaro e tondo quando fui trascinato in tribunale. Sapevo che l’omosessualità in quegli anni era un reato, ma che facevo di male? Inoltre non lo avevo mai nascosto di frequentare circoli gay.

Mi condannarono a qualcosa di molto crudele, costringendomi a scegliere tra una pena a due anni di carcere o la castrazione chimica mediante assunzione di estrogeni. Per non finire in prigione optai per la seconda alternativa. Non l’avessi mai fatto.

Per oltre un anno fui costretto a sottopormi a trattamenti che mi provocarono un calo della libido e uno sviluppo del seno. Cosa ci può essere di più crudele? Ero sconvolto, infelice, depresso, in cura da uno psichiatra. Fu così che scelsi di andarmene quel 7 giugno 1954.

Avevo contribuito alla vittoria degli Alleati nella seconda guerra mondiale decifrando i messaggi trasmessi con la macchina ‘Enigma’. Avevo posto le basi teoriche di una Macchina Universale capace di risolvere qualunque problema, oltre ai princìpi dell‘intelligenza artificiale.

Tutto inutile. Il 31 marzo 1952 nel tribunale di Knutsfprd si celebrò la causa “La Regina contro Alan Turing, reo confesso di atti osceni con persone dello stesso sesso”. E condannato a cure “organoterapiche”. Nel 2013 la regina Elisabetta mi ha “perdonato”. Bontà sua.

E questo è tutto. Il mito dello “scienziato delle macchine” stritolato dalla “macchina sociale”. Sono sicuro che oggi le cose sono cambiate per voi. Chi oserebbe, nel 2022, discriminare qualcuno per il proprio orientamento sessuale. Perché è così, vero? Ditemi che è così.

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